Sotto esame

situ

“L’espressione mettere sotto esame vuol dire, in materia criminale, procedere all’interrogatorio di un sospetto e all’esposizione delle accuse, ed evoca perfettamente la connotazione giudiziaria che rivestono le prove scritte e orali inflitte agli studenti”

(Raoul Vaneigem)

A partire dalle esperienze concrete

di Maurizio Giannangeli

foto: Giulio Spiazzi

materiali incontro

materiali per l’incontro

Fonte: A Rivista Anarchica, anno 44 n.386, febbraio 2014

Le pratiche di educazione libertaria in Italia si confrontano, a partire dall’ultimo incontro della Rete che in Italia le promuove e coordina.

Nell’ambito degli incontri periodici che caratterizzano la Rete per l’educazione libertaria (Rel), sabato 18 e domenica 19 maggio 2013 si è tenuto il seminario di autoformazione sul tema dell’educazione libertaria in collaborazione con il Cmel (Comitato milanese per l’educazione libertaria). La realizzazione è stata possibile grazie al sostegno e alla disponibilità del circolo Arci La Scighera di Milano che ha ospitato il seminario con generosità e interesse.
L’idea del seminario è nata dal desiderio, espresso da alcune realtà educative libertarie presenti in Italia, di dare avvio a processi di autoformazione favoriti dallo scambio delle reciproche esperienze su temi e problemi individuati dalle stesse realtà.
Chi compone la Rel è convinto che nel campo aperto dell’educazione libertaria la formazione sia prevalentemente autoformazione; nel senso che il racconto reciproco di pratiche ed esperienze possa offrire un’occasione di formazione per tutt* coloro che si impegnano quotidianamente in contesti educativi libertari.
Su come la Rel intende l’educazione libertaria e anche sui temi della formazione e del rapporto tra contesto educativo e genitori si rimanda alla lettura del Documento di presentazione e alManifesto sull’educazione libertaria, entrambi scaricabili dal sito web della Rel (educazionelibertaria.org).
Per quanto riguarda il seminario, come già detto, sono state le stesse esperienze in atto a decidere quali questioni mettere a tema. Quelle divenute oggetto del seminario sono le seguenti: 1. Pratica democratica tra libertà, autonomia e partecipazione; 2. I saperi tra disciplinareità e universalità; 3. Incidentalità e progetto. Autenticità, rispetto e competenze nel rapporto educativo; 4. Gestione dei conflitti. La relazione tra sé e gli altri.

Continua sul sito di A Rivista anarchica

9 marzo – incontro sulla pedagogia libertaria

locandina-boccaccioscarica la locandina (pdf)

domenica 9 marzo
FOA BOCCACCIO
dalle ore 16

Nulla da insegnare…

incontro sulla pedagogia libertaria

> presentazione di “Lessico minimo di pedagogia libertaria”,con l’autore Filippo Trasatti
> dibattito su un progetto di scuola libertaria nel nord Milano,con Maurizio Giannangeli        (Rete Educazione Libertaria)
> merenda*

Questo incontro nasce da un piccolo gruppo di genitori del territorio che sente l’esigenza di mettere profondamente in discussione l’istituzione scolastica come struttura normalizzante, che si assume il compito di riprodurre i valori più conservatori (maschilismo, eterocentrismo, razzismo, antropocentrismo).
Una scuola nella quale c’è pochissimo spazio per lo sviluppo libero dell’individualità di ciascun bambin* e per il rispetto per le esigenze proprie dei bimbi legate sia alle specificità individuali che all’età.Nel formare individui obbedienti, la scuola calpesta quotidianamente i bisogni e la dignità dei bambini, che si devono adeguare ad un regime autoritario chiamato istruzione, riconducibile in larga parte ad un bombardamento di nozioni rovesciate loro addosso, che devono prontamente essere digerite e rivomitate a comando. Un sistema in cui è dato per scontato che i bambini non abbiano nulla da insegnare e in cui viene restituito ben poco del rispetto che è invece preteso da parte loro.
La nostra speranza è che, a partire da questo incontro, possa nascere anche nel nord Milano e Brianza un comitato che voglia provare a dar vita ad un’esperienza di scuola libertaria. Ci piacerebbe poter regalare ai bambini qualcosa di meglio di ciò che è stato pensato “per loro”. Una scuola in cui non siano loro i soli a dover crescere e gli adulti i soli a dover decidere, in cui i “diversi” non siano emarginati dalla stessa istituzione… e soprattutto una scuola in cui ci si diverta!

Foa Boccaccio via Rosmini 11 Monza boccaccio.noblogs.org

Info: scuolalibertariabrianza.noblogs.org
scuola.libertaria.brianza@autistici.org

infoline 347 7241726

Per i bimbi più piccoli sarà disponibile uno spazio con tappeti e giochi.

Se ci fossero bambini interessati a partecipare al dibattito, chiediamo a tutti di fare uno sforzo per rendere possibile anche a loro la partecipazione alla discussione.

*La merenda sarà vegan, così non si manca di rispetto a nessuno: onnivori, vegani e animali!

L’iniziativa di non incontrarsi…

“Uno dei modi di manifestare il proprio potere è quello di riservarsi l’iniziativa nello stabilire la comunicazione e a questo proposito mi sembra molto sintomatico il modo di interagire dell’adulto con il bambino, che è colui che ha meno potere di chiunque altro. La disparità di potere tra uomo e donna si manifesta in modo preciso perché solo all’uomo è concessa l’iniziativa. I diversi livelli di potere che si producono tra gli uomini stessi, si rivelano anche attraverso la possibilità riconosciuta di prendere l’iniziativa: il superiore ha la facoltà di prendere l’iniziativa nei confronti di un inferiore e non viceversa. L’inferiore ha soltanto la possibilità di attendere che l’altro la prenda. Il modo di interagire con i bambini rappresenta in maniera clamorosa quanto siano privi di potere rispetto agli adulti. Tutti hanno licenza di prendere l’iniziativa nei loro confronti. Mentre siamo molto cauti al primo incontro con un adulto, quando incontriamo un bambino per la prima volta ci comportiamo come se lo conoscessimo da sempre bruciando seduta stante tutti i tempi graduali indispensabili per non renderci invasivi, che invece contraddistinguono il primo incontro tra due adulti. Gli dimostriamo una cordialità e una familiarità eccessive, presumendo che sia sempre e comunque disposto a entrare in comunicazione con noi, che il suo consenso non sia affatto indispensabile ma automatico, visto che ci interessiamo di lui, che la nostra disponibilità nei suo confronti, anche se spesso manierata e bamboleggiante ci renderà travolgentemente simpatici ai suoi occhi e ci aspettiamo che ci butti immediatamente le braccia al collo. Se non lo fa, lo giudichiamo un bambino poco socievole e anche poco simpatico, oppure maleducato e lasciamo cadere ogni ulteriore tentativo convertendo la nostra falsa attenzione in subitanea indifferenza. Solo se siamo particolarmente sensibili e insicuri, giudichiamo noi stessi incapaci di intrattenere con successo un bambino e ci ritiriamo avvertendo un notevole senso di disagio. Nei due casi, è avvenuto un fallimento nella comunicazione. Siamo stati incapaci di attendere che lui stesso prendesse l’iniziativa. Gli diamo un bacio non richiesto aspettandoci che venga non solo gradito ma anche ricambiato immediatamente. Qualcuno che si occupa di lui lo sollecita a rispondere al bacio e se si mostra riluttante lo rimbrotta e se ne scusa con l’interlocutore. C’è chi aggiunge al bacio una carezza sulla testa, un buffetto su una guancia o un pizzicotto, o gli fa ganascino. Chi non capisce proprio niente di bambini lo prende in braccio, vincendo la resistenza e il palese rifiuto del corpicino che si inarca nel tentativo di sottrarsi all’abbraccio non richiesto. C’è anche chi, per superare il palese irrigidimento del bambino e il suo rifiuto a produrre un sia pur pallido sorriso (che è nel suo diritto, visto che gli siamo del tutto sconosciuti), lo violenta facendogli solletico per ottenere il trionfo che il bambino scoppi a ridere, come se il riso avesse comunque il significato positivo di instaurare una relazione. C’è chi, di male in peggio, senza nessun preavviso, lo lancia per aria riacchiappandolo al volo e, stupefatto perché il bambino, ben lungi dal mostrarsi divertito, scoppia in un pianto dirotto e disperato, lo riconsegna al genitore, sbigottito per l’inaspettata reazione. E’ accaduto che, proprio a causa della disparità di potere tra noi e il bambino, gli abbiamo imposto una serie di violenze varcando la ‘soglia dell’intimità’ senza attendere i segnali di consenso, che invece attendiamo da un adulto. Se avessimo rispettato le sequenze previste e gli avessimo lasciato il tempo, è quasi certo che gli approcci verso di noi li avrebbe fatti il bambino stesso e a modo suo. Chi oserebbe iniziare una conoscenza tra adulti partendo con un pizzicotto su una guancia? O fare il solletico a una persona conosciuta in quel momento? O farla volare per aria, ammesso che il suo peso lo consentisse? Quali reazioni provocheremmo?”

Elena Gianini Belotti, Prima le donne e i bambini, Rizzoli, Cles 1980, pp. 82-83.